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Si può scrivere la biografia di un club?

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Il libro

Ettore Albertoni su "Il Sole 24 ore"

articolo di Piero Lotito su "Il Giorno"
con intervista all'autrice

intervista sul "Corriere della Sera" a
Pier Giusto Jaeger presidente in carica

inserto-trafiletto dedicato al libro

Direi di sì, almeno, io ci ho provato e i pareri sulla mia "Interpretazione storica di un progetto civile" sul Rotary di Milano (1923 - 1993) me ne hanno dato riscontro.

Il prof. Giorgio Rumi, con cui mi sono laureata e che ha scritto le prefazioni di quasi tutti i miei libri, si complimentò con me in termini che cito a memoria da una nostra conversazione a riguardo: "Dopo quel che ha scritto in questo libro, potrebbe anche smettere e non scriverne più. I miei complimenti". Dichiarazione lapidaria, per lui, così parco di elogi.

​Fu un periodo di lavoro intensissimo per consultare l'archivio del club, verificare la presenza di documenti negli Archivi di Stato, leggere bibliografia in argomento, scrivere in totale libertà. I soci decisero infatti di non rilasciare interviste per non correre il rischio di influenzare la mia disamina delle fonti documentarie e lasciarmi totalmente libera di articolare la mia interpretazione, scevra da qualsiasi intento agiografico.

Ricordo che i rotariani coinvolti nel progetto si informarono sui tempi previsti, preoccupati di giungere puntuali all'anniversario. In particolare, il dott. Bastia mi chiese quale strumento utilizzassi per la redazione del testo e allibì alla mia risposta: una macchina per scrivere. Nel giro di qualche ora mi inserì in un corso breve e intenso in cui imparai a usare un personal computer. Il sistema operativo era ancora "Dos", preistoria. Ebbi la possibilità di acquistare la piccola macchina, bianca e portatile, su cui avevo imparato a digitare e passai tutta l'estate al lavoro, ma arrivai in tempo. Debbo quindi a lui e al Rotary di Milano centro la mia relativa dimestichezza con un mezzo ormai vitale.

La Sala napoleonica del Circolo della Stampa - confesso - mi mise soggezione. I nomi in quel momento storico rilevanti della scena politica e imprenditoriale della città e del Paese erano riuniti a festeggiare il loro club rigorosamente maschile, ma ero io "la storica ufficiale del club". Come tale mi aveva presentato il prof. Jaeger, presidente allora in carica, alla riunione conviviale del martedì (9 marzo 1993).

E la sera della presentazione - ospiti il presidente del Senato Giovanni Spadolini e tra gli altri Ardito Desio - ero l'unica donna presente, oltre a due signore rappresentanti del Rotaract.

Bene strutturato nell'uso delle fonti e prospettazione dei problemi.

Non elude alcuni nodi problematici spesso evitati, forse "per la carenza di lavori come questo".

Attenzione documentata e obiettiva ai rapporti con la Chiesa in relazione al Codice etico rotariano.

Sono gli elogi dedicati al mio lavoro dal prof. Ettore Albertoni nel suo articolo.

Mani pulite era esplosa e il tema della visione etica degli affari e della professione era di grande attualità.

Ed era la triste considerazione del presidente allora in carica, Pier Giusto Jaeger di fronte al confronto impietoso tra passato e presente, desolante anche da un punto di vista estetico, con il centro storico invaso dalle banche. Ancora una volta la città si doveva mobilitare per risvegliare le proprie forze migliori e ricostruire un tessuto connettivo sociale ed economico sano, lo stesso sul quale si era mossa la ruota dentata dei pionieri.

Piero Lotito, nell'intervista che mi ha dedicato, ha colto l'aspetto biografico del volume, il cui scopo era ricostruire la vita di un principio, quello degli affari al servizio della società civile, negli ambienti milanesi storicamente portabandiera del "fare", del lavoro, della cultura a scapito della politica, troppo spesso delegata.

Questo modello in quegli anni viveva una crisi drammatica.

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