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Il primo libro non si scorda mai

Ricordo bene ogni singola emozione: l'incarico ricevuto, il momento in cui ho riferito a casa la notizia, le ricerche, le interviste a personaggi di rilievo della società milanese, con il mio piccolo registratore a cassette per essere certa di non perdere nulla e intenta ad appuntare il non detto: l'espressione, il tono, l'inflessione. Mesi di lavoro appassionante e poi stesura, bozze, pubblicazione e il pomeriggio della presentazione durante il convegno il cui titolo riproponeva quello del mio libro.

Non ero seduta al tavolo dei relatori, invitati a discutere del personaggio di cui avevo scritto la biografia storica: per la potente macchina organizzativa il mio libro era una sorta di occasione autocelebrativa, ma ero comunque - da esordiente - accolta in un contesto prestigioso.

Leggere la soddisfazione su certi volti, a me cari, è stato indimenticabile.

Ricordo che il fotografo ufficiale, incaricato di fissare le immagini dell'evento, mi ha dovuto cercare tra il pubblico nell'aula gremita, per scattare alcune foto all'autrice del libro, che raccoglieva intanto un po' del meritato successo firmando copie e intrattenendo alcuni futuri lettori.

C'era anche la Rai, con una troupe del TG regionale, che mi ha raggiunto con microfono e telecamera. Io, però, quel giorno, ero totalmente afona!

Gino Cornaggia 001 (2).jpg

il libro

sala gremita

firma copie

gruppo di famiglia

con un ammiratore

Quadro
Cornice
Contesto

Scrivere una biografia storica è affascinante perché si entra nelle pieghe di un tempo e di una vita altri. Bisogna chiamare a raccolta tutte le informazioni e conoscenze su quell'arco di Storia, colmare eventuali lacune e indagare, per ridisegnare il profilo del protagonista in base alle proprie deduzioni, ma cercando anche di non spegnere del tutto le voci che hanno contribuito a raccontarlo.

Si delinea così un mondo piccolo, un ambiente più o meno ristretto, che si scandaglia e si approfondisce nel dettaglio.

In appendice al volume, sono pubblicate dieci interviste di Giacomo de Antonellis, giornalista con la passione della storia che mi diede utilissimi suggerimenti e indicazioni per intervistare a mia volta i testimoni del tempo e gli amici o conoscenti o colleghi del sen. Cornaggia Medici.

Ho incontrato personaggi singolari, dai nomi che da soli evocavano Storia.

Sono entrata nel mondo dell'aristocrazia milanese, delle professioni, dell'associazionismo e dello sport: settori che avrei indagato ancora nelle mie opere successive.

Giacomo de Antonellis su "Avvenire"

Una delle interpretazioni che ho fornito del sen. Cornaggia Medici è stata quella di un uomo di specchiata moralità: un gentiluomo, come recita il titolo del libro. Sollevavo invece qualche riserva sulla possibilità di definirlo uno statista. Non per sminuirlo, starei per dire "anzi", ma per inquadrare meglio gli ambiti in cui si muoveva più agevolmente, che sostenvo fossero la formazione dei giovani nelle diverse organizzazioni cattoliche in cui era attivo e l'amministrazione locale.

Ragazzo del '99, aveva spirito, entusiasmo, esperienza e doti morali in quantità per essere - come fu - incisivo.

Ad Oscar Luigi Scalfaro, però, questa mia interpretazione non piacque. Ricordo che, durante il suo intervento, si infervorò, ma senza citarmi, nell'intento di dimostrare il contrario: cioè che il sen. Cornaggia Medici aveva i tratti dello statista.

Si trattava di intedersi sul significato del termine, tuttavia non vi fu modo in quell'occasione. Di sicuro sarebbe auspicabile - a mio parere - oggi a maggior ragione, che uno statista avesse i tratti e la dirittura morale del sen. Cornaggia Medici.

il tavolo dei relatori al Convegno

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Franco Monaco, invece, accolse in pieno, nel suo articolo, la mia interpretazione del personaggio: il tratto signorile, la severità verso se stesso, l'attenzione per gli ultimi, il mettersi al servizio di un ideale nel contesto di un tempo nuovo, caratterizzato dalla velocità, "categoria del moderno", che cavalcò a bordo della propria passione automobilistica sulle strade della Mille Miglia.

Che tempi!

Non mi riferisco a quelli in cui visse il sen. Cornaggia Medici, ma a quelli in cui ho iniziato a muovere i miei primi passi di autrice, studiosa, storica.

Un mondo in cui l'approfondimento, lo studio, la conoscenza storica potevano ancora "sfruttare" la voce di testimoni del passato con il buon uso delle fonti orali.

Non era passato neppure un anno dalla caduta del muro di Berlino e tutto il relativo apparato ideologico era ancora alla ricerca di un nuovo assetto.

Stavano anche per implodere il mondo, la società civile e politica in cui ero nata e cresciuta.

Assistevo a una trasformazione difficile da leggere, se si considera la nota presbiopia dello storico.

articolo di Franco Monaco su "Avvenire"

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Gino Cornaggia

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